La parola BuJutsu è un termine che indica le Arti Marziali giapponesi.
È composto primariamente dal termine Bu che indica l’idea delle tecniche militari e da combattimento, da cui derivano termini come Bushi (guerriero), Buke (Classe militare), Buke seiji (Dominio militare) o come la parola Bugei, che sta ad indicare forme specializzate e varie sottospecializzazioni del Bujutsu, in cui è contemplato sia l’utilizzo di armi che quello senza armi, includendo inoltre la strategia militare e conoscenza di tecniche non propriamente convenzionali, definite anche “collaterali”.
Al termine Bu, segue Jutsu, parola che può venire tradotta come “tecnica”, “metodo” o “Arte” e che indica principalmente un sistema pratico di combattimento, un sistema che in qualche modo si differenzia dal termine Do (Via), termine questo adottato dopo la pace Tokugawa. Il termine “Do” indica sostanzialmente una via per il raggiungimento di un risultato spirituale più che puramente pratico. È necessario però ricordare che, benché il termine Jutsu indichi un metodo di combattimento più concreto, esso non può prescindere dalla filosofia, cultura e spiritualità che pregnano le Arti Marziali giapponesi.
Bujutsu in definitiva è traducibile come “Metodo di combattimento” che rappresenta nella dottrina giapponese delle Arti Marziali, l’Arte stessa del combattimento e che racchiude in sè, come già anticipato, competenze diverse. Praticare Bujutsu però non vuol dire Praticare necessariamente tutte le sue specializzazioni e sottospecializzazioni. Ogni Scuola trasmette agli Allievi le proprie conoscenze, frutto dello studio e della Pratica di una o più discipline acquisite.
Tra le più praticate dalle varie Scuole, vi è il Kenjutsu (Arte della Spada), raffinatasi in specializzazioni come lo Iaijutsu, l’Arte dell’estrazione della spada colpendo simultaneamente l’avversario e il Nito Kenjutsu, combattere con due spade contemporaneamente.
È pensiero comune che tutte le Arti Marziali giapponesi a mani nude, discendano primariamente dall’uso della Katana (spada), arma questa che ha occupato e occupa tutt’oggi un posto privilegiato nel corredo del guerriero, ma anche nella sua mente e nel suo cuore. Non ha caso si diceva che la Katana era e rimane l’anima del Samurai (e per estensione del Guerriero).
Lo studio e la Pratica del Bujutsu include inevitabilmente una gamma più ampia di discipline, siano esse esteriori o interiori. Le seconde, come l’energia mentale e il suo controllo ad esempio, pur non avendo l’immediatezza visiva delle prime, determinano in maniera considerevole il grado di efficienza dell’uso delle tecniche e delle armi stesse. Il Bujutsu è imprescindibile dal fattore interno e l’unico caso di “rottura” con la tradizione marziale, si ha quando vengono negate le premesse fondamentali di quest’Arte del combattimento come Arte di Guerra con forti caratteristiche distruttive, adattandola in un’arte di neutralizzazione innocua, o non tenendo conto dei fondamentali fattori interni.
La nascita del Bujutsu non è classificabile in alcun preciso periodo storico. Le scuole di Bujutsu antiche parlano di una quantità di pratiche e di metodi che erano già antichi e codificati molto tempo prima che esistesse una documentazione scritta. Da considerare che la scrittura giapponese ha impiegato il sistema cinese di calligrafia, modificandolo alle proprie necessità. Gli storici ritengono che tale scrittura sia stata introdotta in Giappone intorno al sesto secolo. È solo nel periodo Heian (794-1185) che il Giappone vide nascere i clan originari, uji e i titoli ereditari chiamati kabane.
È intorno all’ undicesimo secolo che appaiono cronache riguardanti le Scuole di Arti Marziali, conosciute come Bujutsu Ryū, centri di addestramento frequentati prevalentemente da combattenti professionisti del Giappone feudale. Scopo primario del Ryū era quello di insegnare l’uso di una particolare arma, attraverso stile e concetti legati alla Scuola stessa. Tale scopo aveva una funzione educativa, nel senso che comportava una trasmissione ampia della propria filosofia o principio “esoterico”, oltre che la specializzazione dell’arma del Ryū.
Il primo tipo di Scuola era definita originaria, cioè gestita dal fondatore stesso o dai sui più vicini successori.
Seguiva la Scuola derivata diretta da insegnanti esperti che dopo aver terminato il proprio addestramento (se ciò fosse mai possibile…) avevano aperto un loro centro di addestramento basato sugli insegnamenti ricevuto nella Scuola originaria.
Il Ryū ereditario operava sotto la direzione di una famiglia di insegnanti che trasmetteva il proprio sapere da padre in figlio.
In ultimo troviamo una Scuola meno comune: il Ryū Ha, una Scuola di Bujutsu indipendente e non ereditaria, pur mantenendo gli stessi princìpi fondamentali dell’essenza del Bujutsu.
Completavano la tipologia di Ryū, le Scuole pubbliche, autorizzate ufficialmente dalle autorità del tempo e le Scuole private che operavano senza alcuna autorizzazione.